Squid Game è la serie del momento. Forse la più amata dagli adolescenti, che sono attratti dalla lotta per la sopravvivenza inventata da un autore televisivo coreano. Al punto che la serie da poco è finita ma di sta già parlando di Squid Game 2. Ma davvero una serie, che racconta un gioco basato sulla violenza e sulla morte di chi non ce la fa a superare una prova, è sana per i nostri ragazzi? Se lo sono chiesti psicologi, pedagogisti e perfino religiosi. Dove finisce il gioco e inizia il pericolo? Nelle scuole italiane alcuni ragazzi sono stati sorpresi a emulare le prove di Squid Game. E molti genitori stanno correndo ai ripari: vogliono capire quanto la crudeltà di un gioco virtuale possa diventare reale. La trama di Squid Game è cruda. Seong Gi-hun è un uomo sudcoreano divorziato e indebitato. Tramite uno sconosciuto viene invitato a partecipare a Squid Game, un gioco composto da sei prove con l’obiettivo di vincere una grossa somma di denaro. Egli accetta l’offerta sperando di risanare così la propria situazione. Si ritrova così in un luogo sconosciuto insieme ad altre 455 persone con debiti simili ai suoi, impegnato in un gioco mortale. I giocatori, che affrontano sfide fisiche e psicologiche, sono tenuti costantemente sotto controllo da guardie mascherate, sotto la sovrintendenza del “Front Man”, il capo che gestisce tutto il gioco. I giocatori scoprono ben presto che chi perde viene ucciso brutalmente e ogni morte aggiunge denaro al montepremi finale. Una trama da brivido. Per questo abbiamo chiesto un’opinione a Linda Brunetta, storica autrice televisiva di Rai Tre, che inventò il programma la Tv delle Ragazze, e che oggi è anche una nonna.
Ha visto Squid Game?
Si. E l’ho trovato ripetitivo. Forse non sono il target adatto. Ricordo giochi dei quali si capisce poco il meccanismo alla fine dei quali muoiono tutti.
Ai ragazzi però è piaciuto tantissimo
Purtroppo il pubblico adolescente si è fatto affascinare da questo meccanismo. Qualcuno ha parlato di critica al capitalismo. Ma forse è meglio un film di Ken Loach.
Crede possa causare danni ai giovani che lo guardano?
Non so se possa fare danni. Mia nipote ha quattro anni di certo non guarda Squid Game. I rischi sono quelli che hanno tutte le cose che distolgono dalla realtà. Da un lato il fatto che non sia reale mi fa pensare che c’è anche di peggio. È il caso del film Parasite che racconta la povertà nelle periferie coreane. Il problema più grave è impostare tutto come un videogioco. Siccome la morte o il dolore non sono reali sembra che la vita non abbia più importanza. Quando muoiono 40 persone a puntata uccise c’è il rischio che in una mente poco critica, come può essere quella di un adolescente, la vita perda di significato e che si possa morire per un click.
Il successo però è stato enorme.
Qualitativamente è fatto bene. L’unica cosa che voglio dire, però, è che il povero autore non ha guadagnato nulla dal successo. E questo è disdicevole. Si è inventato questa cosa che è geniale, ma ci ha perso quasi tutto perchè non è stato semplice da girare e realizzare.
